Una finestra rotta, il re di Cipro, tre scalpellini in un cantiere. Cos’hanno in comune? La capacità di ispirare le nostre azioni e spingerci ad assumere un ruolo attivo nel cambiamento sociale.

Scegliere e farsi scegliere nel lavoro
Lavorare insieme è prima di tutto una relazione tra persone. Dalle scelte che facciamo dipendono la nascita di questo legame e la costruzione di un sano ambiente di lavoro.
Avere la possibilità di scegliere con chi lavorare è un grande privilegio, sia per chi offre un impiego, sia per chi lo cerca. Creare un gruppo di lavoro unito, motivato, responsabile e produttivo – o entrare a farne parte – non è affatto semplice. Ci vogliono le persone adatte e il giusto modo di pensare.
Sposare la causa
Un gruppo di lavoro è una comunità formata da individui che condividono un insieme di credenze e valori che definiscono la cultura dell’azienda. Tutto inizia da qui, dalla capacità delle persone di aderire alla cultura aziendale e di contribuire a farla crescere.
Lavorare insieme per una causa comune è il primo fattore di successo per un’impresa perché crea forti legami tra le persone e genera senso di appartenenza.
Questo spinge i componenti del gruppo a impegnarsi al massimo e a cercare soluzioni innovative non solo per l’azienda, ma per se stessi, perché credono in qualcosa cha va oltre la dimensione lavorativa, perché si sentono parte di una cultura.
La consapevolezza di avere in comune ideali e convinzioni dà origine alla fiducia. Avere fiducia significa poter lavorare in modo sereno, certi del fatto che tutte le decisioni aziendali vengono prese avendo a cuore l’interesse del gruppo.
Condividere la stessa visione e comunicarla all’esterno fa crescere la stima del pubblico nei confronti dell’azienda; dimostra, infatti, come l’impresa e le persone che ne fanno parte siano animate da motivi diversi dal mero vantaggio economico e questo si traduce in una percezione di valore reale non misurabile in denaro.
Le attitudini al primo posto
In un colloquio di lavoro, da qualunque parte del tavolo ci si trovi seduti, la cosa più importante di cui discutere sono le attitudini.
Scegliere le persone da assumere semplicemente perché hanno un buon curriculum o una grande etica del lavoro non è garanzia di successo.
Le conoscenze e le competenze contano, ma da sole non bastano. Vediamo perché.
Le conoscenze sono l’insieme delle cose che sappiamo, che abbiamo appreso durante la nostra vita. Possono sempre essere ampliate.
Le competenze sono le cose che sappiamo fare, le abilità maturate con l’esperienza. Si possono sempre affinare.
Le attitudini, invece, rappresentano il nostro modo di essere, i tratti della personalità, le capacità comportamentali, le predisposizioni e le inclinazioni naturali. Sono per la maggior parte innate, e per questo più difficili da acquisire, ma possono essere valorizzate. Sono importanti perché ci distinguono, ci caratterizzano, descrivono quello per cui siamo portati e che più ci piace fare, suggeriscono quali sono le nostre potenzialità.
Verificare che le attitudini siano compatibili con la filosofia aziendale è il punto di partenza per avviare un proficuo rapporto di lavoro. Solo dopo aver fatto questo viene il momento di valutare il bagaglio di conoscenze e competenze.
Ispirare, non motivare
Un’azienda non deve scegliere persone qualificate per poi motivarle; deve scegliere persone motivate e poi ispirarle.
La motivazione – ciò che ci spinge ad agire, a compiere determinate azioni, ad assumere un certo comportamento – è una questione personale. O c’è o non c’è.
Il compito dell’azienda è dare alle persone motivate qualcosa in cui credere, qualcosa per cui lavorare che sia più grande delle loro mansioni. Se tutto quello che viene richiesto loro è di presentarsi al lavoro e svolgere il proprio incarico, non faranno niente di più (effetto Pigmalione).
Le persone hanno bisogno di sentirsi ispirate. È questo il ruolo del leader all’interno del gruppo di lavoro: stimolare e coinvolgere i componenti, metterli in condizione di esprimere il proprio potenziale, esaltare le qualità dei singoli in favore dell’interesse comune. Non ha il dovere di generare tutte le idee di cui l’azienda ha bisogno; piuttosto deve creare un ambiente in cui le idee possano nascere, nel quale ciascuno si senta spronato a partecipare, a migliorare i processi, a contribuire alla crescita collettiva.
Un leader non è tale solo per le sue capacità operative o per diritto acquisito; lo è perché le persone decidono di seguirlo volontariamente, perché si sentono ispirate, perché ne condividono le idee e le motivazioni.
Collaborare è crescere insieme
La forza del gruppo è nel lavoro di squadra e, proprio come in una squadra, i risultati migliori si ottengono quando ognuno gioca per sé e per gli altri.
Lavorare insieme vuol dire condividere interessi e obiettivi, andare tutti nella stessa direzione e per farlo bisogna avere una visione del lavoro centrata sulla collaborazione e non sulla competizione: mettersi a disposizione del gruppo, rispettare gli altri, cercare soluzioni ai problemi e non colpevoli, comprendere che tutti hanno bisogno l’uno dell’altro.
Un gruppo di lavoro è una democrazia fondata sulla collaborazione.
La crescita professionale deve andare di pari passo con quella personale. Sotto questo aspetto è determinante la capacità di agire sul contesto lavorativo e di influenzarlo positivamente. Ogni persona, infatti, con il proprio modo essere e di comportarsi condiziona l’ambiente in cui vive e a sua volta ne subisce l’influenza. Per questo è necessario assumere atteggiamenti costruttivi e responsabili che portino al miglioramento individuale e collettivo, sinonimo di vero progresso sociale.
Cultura del lavoro
Un ambiente di lavoro sano si costruisce a partire dalle persone. È un posto dove ognuno svolge il proprio mestiere con piacere, dove tutti danno il massimo perché hanno la percezione che quello che fanno è importante e apprezzato. In un ambiente simile non ci sono dipendenti ma persone che si considerano né più né meno come ogni altra, componenti di un’organizzazione nella quale si lavora in sinergia per conseguire un fine comune.
Come si ottiene tutto questo? È principalmente una questione di cultura e di mentalità. Bisogna spostare il focus da una concezione del lavoro orientata alla produzione a una basata sul valore delle risorse umane. Un’impresa che vuole sperare in un successo durevole deve non solo saper scegliere le persone giuste ma anche prendersene cura: se queste si sentono felici sono più produttive e innovative, la qualità del lavoro migliora, i clienti sono soddisfatti, il volume d’affari aumenta.
Punti di vista