Trasformare l’invidia in uno stimolo a migliorarsi
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Trasformare l’invidia in uno stimolo a migliorarsi

Piuttosto che desiderare di battere i concorrenti a tutti i costi, è meglio imparare da loro come superare le proprie debolezze: ma occorre individuare dei ‘degni rivali’, gli unici che possono aiutarci a farlo.

L’invidia è un sentimento che forse anche noi abbiamo provato almeno una volta; l’avvertiamo nei confronti di chi gode di qualcosa che non abbiamo, ma vorremmo fortemente. Può trattarsi di beni materiali, di qualità personali o di uno status raggiunto. Il risentimento nei confronti di chi possiede ciò che, oltretutto, appare immeritato agli occhi dell’invidioso genera la volontà non solo di soddisfare la propria brama, ma anche di privare l’altro di ciò che si desidera per sé.

Altri sentimenti spesso accompagnano l’invidia: l’ambizione, l’ammirazione, lo spirito competitivo e l’emulazione. Li ritroviamo quasi sempre in contesti dove i soggetti coinvolti hanno possibilità comuni. Il sociologo Francesco Alberoni – uno tra i tanti esperti a interessarsi del tema – sostiene, appunto, che si invidia soltanto colui con il quale si presuppone di avere una comunanza di desideri e di capacità: un fratello, un collega, un componente di uno stesso gruppo sociale.

Essere invidiosi significa volere ciò che un altro ha o essere ciò che un altro è.

Il solo sentire il nome di chi è oggetto di tale risentimento mette a disagio. Può capitare a tutti, anche a chi ha raggiunto importanti traguardi. Si ritiene che l’invidia sia un sentimento talmente radicato nell’animo umano da rendere inutile qualsiasi strategia per annullarlo. Eppure c’è chi sostiene di aver trovato un modo per farlo e per trarne un vantaggio in termini di crescita professionale e personale.

Il ‘degno rivale’ di Simon Sinek

La persona oggetto di invidia non è chiunque possieda qualcosa che noi vorremmo, solo alcuni riescono a scatenare in noi questa sorta di ossessione. In un contesto lavorativo, ad esempio, possono esserci più persone che fanno meglio di noi lo stesso lavoro, ma per qualche motivo, quando nasce, è sempre nei confronti di qualcuno in particolare.

Nel suo ultimo libro The Infinite Game, Simon Sinek – autore di diversi best-seller su leadership e comunicazione – rivela, attraverso un aneddoto realmente accaduto, la sua gelosia per Adam Grant, professore alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania ed esperto di psicologia organizzativa. La storia narra di un incontro avvenuto tra i due in occasione di un evento dove erano stati invitati entrambi; Sinek, durante il suo intervento che precedeva quello di Grant, si è rivolto a quest’ultimo confessandogli che lo ha sempre messo a disagio: “Mi rendi incredibilmente insicuro perché i tuoi punti di forza sono i miei punti deboli: riesci a fare così bene proprio le cose che io faccio fatica a fare”. Grant gli ha risposto che “l’insicurezza è reciproca”.

L’incontro tra i due si è rivelato provvidenziale per Sinek, il quale ha riflettuto a lungo sulla sua relazione con Grant e sul perché avvertiva un tale fastidio proprio nei suoi confronti. Il motivo era da rintracciare non tanto nelle qualità dell’altro, quanto piuttosto nelle proprie carenze. Ciò che accomuna gli invidiosi, infatti, è che il loro sentimento è rivolto a chi ha delle qualità che rappresentano dei punti deboli personali. Se si odiano le persone estroverse e socievoli, per esempio, è perché si hanno problemi irrisolti che portano a essere chiusi e schivi. Queste dinamiche accadono ogni volta che si è insofferenti agli atteggiamenti altrui.

Infine, Sinek è riuscito a trasformare la sua invidia in un importante stimolo per la propria crescita professionale. Come? Cambiando prospettiva.

È proprio chi invidiamo di più che può aiutarci a diventare una persona migliore. – Simon Sinek

Sinek definisce ‘degno rivale’ colui che merita tale ruolo: siamo noi a darglielo perché riconosciamo nell’altro delle abilità che noi non abbiamo, ma che vogliamo acquisire allo stesso modo. Nessuno come un degno rivale è in grado di motivarci a fare altrettanto, né un coach professionale né un mentore; è bene, quindi, selezionarli strategicamente.

Una grande rivalità abbinata a un po’ di autocoscienza porta a concentrare le proprie energie e risorse nel colmare le debolezze personali invece che nel battere a tutti i costi i propri concorrenti. Può nascere così un sano senso di rivalità che può trasformarsi anche in una proficua collaborazione, proprio com’è accaduto a Sinek e Grant.

Guardare i propri competitor come dei degni rivali è un cambio di prospettiva che, oltre a migliorare le proprie abilità, rende anche più onesti. Chi è ossessionato dalla vittoria non bada alle regole o all’etica del proprio ruolo, ma fa di tutto pur di vincere la sfida, anche utilizzando colpi bassi. Così facendo, però, può vincere la singola competizione, ma non aumenterà le proprie capacità e il proprio grado di resilienza. Rimuovere la pressione di una vittoria a tutti i costi porta, invece, a non avere bisogno di agire in modo scorretto, perché diventa più importante sostenere i propri valori e la propria integrità.

Sinek sottolinea che l’atteggiamento arrivista è tipico delle competizioni come il calcio o gli scacchi, dove ci sono regole prestabilite che definiscono chiaramente il vincitore. In altri ambiti, come quelli politici o imprenditoriali, e talvolta anche personali, invece, non ci sono regole fisse e sfidanti ben definiti, e nemmeno vincitori o vinti. Quindi come raggiungere i propri traguardi? Il consiglio di Sinek è, appunto, individuare dei degni rivali che ci mostrino come affrontare gli ostacoli che si interpongono sulla via verso il nostro obiettivo. Non è detto che sposino la nostra stessa causa o che si comportino in maniera etica, ma in ogni caso riescono lì dove noi falliamo grazie a delle abilità che vorremmo sviluppare allo stesso modo.

Questa visione si applica perfettamente anche alle aziende e organizzazioni: individuare dei competitor più bravi e più innovativi spinge a rivedere il proprio modello di business e a reagire con flessibilità ai cambiamenti. Se Blockbuster avesse visto Nerflix come un degno rivale probabilmente avrebbe considerato la possibilità di integrare le nuove tecnologie digitali nella propria offerta e magari avrebbe potuto ancora competere nello stesso settore; se le compagnie di taxi guardassero ai servizi di carsharing come dei degni rivali forse sarebbero spinti a cercare proposte migliori e soluzioni più smart adatte alle nuove esigenze dei clienti.

Senza un degno rivale si rischia di perdere la flessibilità e la capacità di innovare. Al contrario, capire quali sono i punti deboli confrontandosi con chi riesce meglio stimola la ricerca di soluzioni che consentono di rimanere sempre in gioco e migliorarsi costantemente. Talvolta, basta cambiare prospettiva per accorgersi che le cose possono funzionare diversamente, e meglio.

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