Tra il dire e il fare
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Tra il dire e il fare

Le parole che usiamo hanno un effetto sulla nostra vita: alcune sono, all’opposto di altre, fonte di energia che ci motiva ad agire e a raggiungere i nostri obiettivi. Come usarle?

Le parole che utilizziamo per esprimerci, non solo esplicano il senso che diamo alla realtà, ma condizionano il nostro comportamento e addirittura modificano il nostro cervello. Per descrivere certe situazioni e le emozioni che suscitano in noi, ne usiamo alcune piuttosto che altre: la nostra scelta, oltre a rivelare la visione che abbiamo, influenza il comportamento che assumiamo.

Parole, percezione e motivazione sono strettamente connesse.

Di solito, infatti, le nostre azioni non sono determinate da circostanze esterne: ciò che ci spinge a comportarci in un modo piuttosto che in un altro sono le motivazioni intrinseche, ed esse dipendono dalla percezione che abbiamo di una data situazione. Di fronte a un obiettivo, siamo noi che produciamo l’energia che ci serve per raggiungerlo.

La motivazione è la forza che ci indirizza verso i nostri obiettivi.

Per esempio, se abbiamo un compito da svolgere, il nostro modo di percepirlo determina l’atteggiamento con cui lo affrontiamo. Dire “devo fare questa cosa” implica che pensiamo sia un obbligo, mentre dire “posso fare questa cosa” o “so fare questa cosa” rivela che crediamo di potercela fare e ci incoraggia ad agire in tal senso.

Devo, posso, voglio, so sono i quattro verbi servili che impieghiamo per specificare un’azione: l’uso che facciamo di queste parole rivela come ci poniamo nei confronti della situazione e il senso che le attribuiamo. Di conseguenza, cambia anche il nostro modo di affrontarla.

Il vocabolario del cambiamento

Il linguaggio ci è di grande aiuto nell’indirizzare la nostra energia e supportare il cambiamento desiderato: la sua ricchezza ci offre un mare di opportunità per esprimere, e quindi per comprendere, diverse sfumature e per esplorare differenti punti di vista. Essere consapevoli di ciò è un buon punto di partenza nel percorso verso lo scopo da raggiungere.

Le parole sono un valido strumento utile alla ristrutturazione del contesto (reframing): a seconda di quali scegliamo di usare, denotiamo la situazione che ci circonda osservandola da uno specifico punto di vista. Scegliere parole propositive illumina il contesto con una luce migliore, genera emozioni positive e migliora la qualità della comunicazione. Al contrario, l’uso di parole sbagliate può guidarci verso stati d’animo limitanti e dannosi.

Gli psicologi hanno identificato tre principali fonti di resistenza al raggiungimento di obiettivi prefissati. Identificando questi elementi nei processi mentali, è possibile cambiarli in modo da agire sulla percezione e sulle motivazioni intrinseche.

“Devo”

Pochissime cose creano resistenza quanto il sentirsi obbligati. Anche ciò che di solito facciamo con piacere, se diventa un obbligo, può scoraggiarci. Per esempio, alcune persone sono restie a trasformare le loro passioni in un lavoro, perché non vogliono che le attività di svago diventino dei doveri. Dire “ho scelto di” invece di “devo” aiuta a combattere questo effetto. Si tratta di cambiare visione: nessuno ci obbliga ad alzarci ogni mattina per andare a lavoro, siamo noi che scegliamo di farlo perché vogliamo godere dei benefici che ne derivano. Concentrarsi sulle conseguenze positive di un’azione che svolgiamo aiuta a sciogliere le resistenze.

“Non me la sento”

Quando un compito è in conflitto con i propri valori e convinzioni probabilmente non si è motivati a svolgerlo. Questo potrebbe verificarsi quando, per esempio, siamo costretti a fare degli straordinari di lavoro e a sacrificare del tempo con la famiglia. In situazioni del genere dobbiamo sforzarci di allineare i compiti con i nostri valori. Attribuire, in questo caso, agli straordinari l’effetto positivo di guadagnare tempo o denaro da spendere in un secondo momento con la famiglia consente di conferire valore all’attività da svolgere considerandone gli effetti positivi.

“Non posso farlo”

Quando non ci si sente all’altezza di un compito, può essere molto difficile svolgerlo. La sensazione di fallire o di non sapere come iniziare può bloccarci al punto da non riuscire a portarlo a termine. In questo caso, rendersi conto che lo sforzo accresce le nostre capacità ci aiuta motivandoci. Quando un compito necessita di un impegno maggiore del solito, cogliere la sfida e sforzarsi di portarla a termine ci permette di acquisire nuove competenze. Si può chiedere aiuto, ma non bisogna consentire che le proprie insicurezze precludano la crescita e il miglioramento. Quando si ripresenterà la stessa situazione, sarà senz’altro più facile gestirla.

 

A sostegno di tali considerazioni accorre anche la scienza: la motivazione accresce i livelli di dopamina nel cervello, il neurotrasmettitore che regola molte delle funzioni cerebrali, tra cui il tono dell’umore e la percezione.

Questi piccoli suggerimenti hanno degli effetti anche sui propri interlocutori e sono, inoltre, utili a chi, per esempio, gestisce un gruppo di lavoro o di studenti e vuole far sì che altre persone eseguano un compito. Dunque, cambiare il modo di esprimersi usando parole potenzianti piuttosto che limitanti ha degli effetti concreti sulla vita, asseconda le motivazioni intrinseche e migliora anche il rapporto con gli altri.

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