Stile tipografico, una scelta di carattere
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Stile tipografico, una scelta di carattere

Definire la personalità di un progetto grafico. A questo contribuisce saper decidere il font giusto da utilizzare. Come farlo al meglio? Il giudizio estetico o il gusto personale non bastano.

Quando la progettazione grafica abbraccia la comunicazione verbale, la scelta dello stile tipografico diventa determinante. Le caratteristiche estetiche dei caratteri assumono notevole rilievo ma, trattandosi di design, devono assecondare la funzione del testo che, quasi sempre, oltrepassa il puro scopo informativo e diventa un mezzo per esprimere identità e personalità.

Stabilire quanti e quali font impiegare non è un lavoro banale, soprattutto non può essere il risultato di un modo di agire casuale o dettato esclusivamente dalle preferenze personali. Se vogliamo che la composizione porti a termine in maniera compiuta l’obiettivo comunicativo del progetto, nella scelta dobbiamo considerare altre variabili che riguardano più da vicino l’emittente, il contenuto, il contesto e il pubblico di riferimento.

Persone diverse, caratteri diversi

Qualunque sia la loro forma, i caratteri tipografici trasmettono dei messaggi che vanno al di là delle parole a cui danno vita: stimolano associazioni e reazioni emotive che le persone provano in risposta ai dettagli formali delle lettere. Questa risposta è soggettiva e basata sull’esperienza personale e sul background culturale dell’osservatore.

Poiché ogni progetto di comunicazione visiva è rivolto solitamente a un pubblico ben definito, è facile comprendere come scegliere il font giusto rappresenti una componente essenziale per entrare in contatto con quel particolare gruppo di persone, un ponte tramite cui comunicare le intenzioni dell’emittente e connettersi intimamente con i destinatari.

Essere in grado di fissare la giusta dimensione, la disposizione spaziale e la sistemazione delle lettere all’interno del testo è basilare, ma non è sufficiente. È necessario conoscere, comprendere e apprezzare le caratteristiche formali dei caratteri – il grado di contrasto nei tratti, l’altezza relativa delle minuscole, la forma dei terminali e delle grazie, l’inclinazione degli assi, l’ampiezza delle aperture, la larghezza e il ritmo generale dei tratti, ecc. – che influiscono sulla percezione visiva e sulle risposte emozionali di chi li osserva. Si tratta di dettagli che possono evocare sensazioni di diverso genere: velocità, lentezza, aggressività, eleganza, leggerezza, pesantezza, cattiva qualità, affidabilità, ecc. Quanto più si avrà padronanza di questi aspetti e familiarità con questi elementi, tanto più sarà facile individuare lo stile tipografico più appropriato per raggiungere e coinvolgere il pubblico di interesse.

Un carattere forte si costruisce con il tempo

Le forme grafiche delle lettere in tutte le famiglie di caratteri derivano dagli archetipi originali dei primi alfabeti. In altre parole, quando sono state disegnate le prime lettere è stata assegnata a ciascuna di esse una determinata forma – derivante il più delle volte dall’osservazione degli elementi presenti nell’ambiente circostante – che poi è stata mantenuta nel tempo man mano che sono nati nuovi set di caratteri. Ad esempio, la struttura archetipica della lettera “A” è costituita da due diagonali che si incontrano all’apice, unite da un tratto orizzontale. Questo archetipo accomuna tutte le “A”, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza, ma l’alterazione più lieve anche solo di una variabile della struttura di base dà origine a varianti dall’aspetto estremamente differente.

I progettisti di caratteri da sempre prendono come esempio i modelli storici e li modificano leggermente agendo su formato, peso, contrasto, larghezza, inclinazione e stile per ottenere famiglie di font particolari che però trasmettono le stesse informazioni relative alla forma grafica delle lettere dell’alfabeto. Nel tempo ne sono state create tante, alcune sono sopravvissute fino a oggi, altre sono state eliminate o sono cadute in disuso. A decretare il successo delle prime concorrono qualità come la gradevolezza estetica, la pulizia stilistica, il grado di leggibilità, la versatilità.

Nei font più popolari – quelli che hanno saputo resistere ai decenni o addirittura ai secoli – gli aspetti formali dei caratteri presentano spesso delle associazioni che rimandano al periodo storico di origine, ai movimenti culturali di appartenenza o alle zone geografiche in cui sono nati. È per questo che alcuni font hanno un aspetto “classico” o “moderno”, altri appaiono “inglesi” o “francesi” e così via.

Classificare i tipi di carattere in questo modo può aiutare a evidenziarne le differenze tra gli stili e facilitare la selezione del font appropriato per un particolare scopo. A volte, sfruttare con coerenza il contesto storico e culturale di un determinato stile aggiunge al progetto grafico un rilevante elemento di comunicazione. In altri casi, la scelta intenzionale e ponderata di uno stile storico anacronistico rispetto al contesto può dare slancio alla composizione per effetto del contrasto.

Conoscere quali sono le differenze da cercare e la loro origine è un buon punto di partenza per la valutazione degli stili tipografici e per la trasmissione di messaggi di un determinato genere.

Personalità multipla

È consuetudine comune combinare nello stesso visual stili di caratteri diversi scegliendoli all’interno della stessa font family o tra più famiglie, meglio se non più di due. Il motivo è semplice: dare più incisività al progetto grafico, creare una tensione comunicativa che renda più interessante la composizione.

La combinazione ha senso se l’effetto di contrasto è forte e chiaramente riconoscibile. In linea generale, è imprudente abbinare due caratteri di stile simile, a meno che la differenza non sia sufficientemente marcata da essere notata dal lettore medio. Un metodo valido consiste nell’accostare gli estremi in termini di peso (es. light e bold) o di larghezza (es. condensed e expanded) o di stile (es. serif e sans serif). Anche la natura storica dei caratteri può essere d’aiuto nella selezione e nella combinazione, specie nel caso in cui il progetto alluda a legami con il tempo o la storia dell’emittente: vecchio e nuovo, continuità, evoluzione, innovazione e così via.

Il contesto gioca un ruolo fondamentale nel decidere se ricorrere oppure no al contrasto di stili, tenendo conto della complessità delle informazioni presenti, della neutralità generale, della coerenza e dell’espressività. L’obiettivo resta quello di valorizzare la composizione esaltandone la personalità.

Non tutte le combinazioni di font funzionano. Anche se i criteri di accostamento degli estremi sono rispettati, deve sempre esistere un rapporto formale tra i caratteri selezionati in modo da arricchire il loro dialogo visivo. Se invece l’effetto prodotto è caotico o sconnesso, non si farà altro che aggiungere inutile complessità e provocare un manifesto disturbo di identità visiva.

Come capire se è il tipo giusto

Abbiamo visto come le caratteristiche grafiche delle lettere si ripercuotono non soltanto sulle loro qualità funzionali (come la leggibilità) ma anche sulla loro capacità di interessare emotivamente gli osservatori, evocando sensazioni e associazioni di vario tipo. Sono queste ultime a conferire un preciso stile comunicativo al progetto e a stabilire un legame più profondo con le persone a cui è destinato.

Per scegliere il font giusto è importante valutare questi aspetti in relazione al contesto e al pubblico.

I dettagli formali dei caratteri devono essere adeguati al visual, suggerendo analogie con oggetti o concetti legati al contenuto. Questo, oltre a favorire la coesione a livello di design grafico, amplifica il significato del messaggio.

Poi bisogna comprendere a fondo che genere di risposta emotiva si vuole suscitare e chiedersi se il font in questione è adatto allo scopo. In questo torna utile conoscere per bene i diversi tipi di carattere, la loro storia e provenienza, le associazioni a motivi culturali.

Tutte queste considerazioni permetteranno di individuare uno stile tipografico espressivo, adatto a rappresentare con decisione e coerenza l’intenzione comunicativa del progetto.

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