Riconoscere se stessi con gli occhi degli altri
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Riconoscere se stessi con gli occhi degli altri

Ogni persona è il compromesso tra mondo interiore ed esteriore: curare la propria immagine nel modo giusto facilita le interazioni e il successo professionale.

Gestire con criterio la propria presenza digitale è diventato appannaggio non più esclusivo di leader politici o personaggi dello spettacolo, ma di chiunque: siamo tutti esposti alle ricerche mirate di interessati che vogliono sapere di più su di noi, per capire se siamo adatti a un ruolo da ricoprire o semplicemente per farsi un’idea su come siamo e come la pensiamo.

I nostri profili, le azioni e i comportamenti che assumiamo, online come offline, offrono agli altri elementi utili per sapere qualcosa di noi e trarre delle conclusioni, talvolta approssimative o addirittura errate, ma sufficienti per dare un giudizio e prendere una decisione.

Nessuno è obbligato a curare la propria immagine online, ma la tecnologia ci esibisce al punto che molti avvertono l’esigenza di comunicare in maniera incisiva, mostrando le proprie competenze e i propri valori. Siamo liberi di scegliere, senza dimenticare però che tale fenomeno rappresenta una grande opportunità in vista di uno specifico obiettivo, che sia mostrare le competenze professionali o ottenere visibilità per scopi di business.

Proprio come un brand, se si ha uno scopo da raggiungere bisogna applicarsi per gestire e controllare ciò che gli altri pensano di noi. I canali digitali sono strumenti utili per presentarsi al meglio evidenziando i propri punti di forza in maniera chiara e comprensibile agli altri.

Non a caso si parla di personal branding, attività che consiste appunto nel curare l’immagine di se stessi in funzione delle dinamiche di un mercato di riferimento, adattando il proprio comportamento in modo da esaltare i lati positivi e omettere gli aspetti personali poco funzionali, come comportamenti inopportuni e difetti caratteriali.

Conosci te stesso

Esiste un concetto preciso che indica come l’individuo si mostra agli altri, in altre parole, il suo aspetto pubblico. È stato elaborato ben prima della rivoluzione digitale, ma oggi ha un terreno di applicazione che offre un enorme potenziale di risonanza: lapersona – dalla parola latina che significa ‘maschera teatrale’ – è ciò che mostriamo agli altri (e non coincide necessariamente con ciò che realmente siamo). È stato Carl Gustav Jung a identificare la persona come il volto che mostriamo al mondo.

Più ‘curiamo’ la nostra persona e più il nostro ruolo nella società ha successo.

La società, infatti, si basa sulle interconnessioni stabilite attraverso le persone. Nel mondo esterno a noi siamo esattamente quello che mostriamo: il nostro profilo pubblico coincide con ciò che siamo per gli altri, con i nostri valori, credenze, pregiudizi e ideologie e, di conseguenza, non è affatto un aspetto trascurabile, al di là che del confine tra online o offline.

In realtà tutto parte dall’interno: se la nostra ‘persona’ è in linea con il nostro essere, la comunicazione e le relazioni interpersonali sono migliori; al contrario, gli effetti possono essere disastrosi.

Tuttavia, comunicare efficacemente attraverso questo potente strumento sociale non sempre coincide con l’essere se stessi: capire chi siamo, infatti, è la cosa più difficile. E poi, essere se stessi non è sempre utile: innanzitutto, perché le ambiguità interiori espresse dalla persona confondono gli altri tanto quanto noi. E poi, ciò significherebbe mettere in piazza ogni questione personale, anche le più complesse, mostrando aspetti intimi che potrebbero andare contro gli obiettivi prestabiliti.

Noi siamo il prodotto di una società e di una convenzione a cui abbiamo aderito e, in tale contesto, ciò che è importante e ha valore per se stessi e gli altri è stabilire un aspetto del proprio ‘essere nel mondo’ che prenda come riferimento l’‘essere se stessi’ e che diventi una bussola per destreggiarsi nella mappa dell’esistenza.

Se sai chi sei, l’interazione sociale è facilitata.

Guarda l’obiettivo

È facile, da questa prospettiva, scovare l’analogia tra persone e brand. Attraverso il personal branding comunichiamo la nostra persona in maniera funzionale agli obiettivi professionali e in virtù di questi valutiamo l’efficacia della nostra attività.

Un avvocato sarà giudicato dal suo pubblico in base a parametri di autorevolezza e reputazione, che non sono gli stessi per un personaggio dello spettacolo; un politico che vuole ottenere visibilità e consenso adotterà un linguaggio più provocatorio, e così via. A seconda del target, cambia il registro comunicativo: bisogna scegliere quello più opportuno.

Il personal branding è fare marketing di se stessi: coinvolge il modo di parlare, di comportarsi, di raccontare, di vivere. Le percezioni degli altri incidono sulla fiducia che ripongono in noi e condizionano il nostro successo professionale e personale. Se non si hanno chiari gli obiettivi e la propria natura, si rischia di venire etichettati e giudicati in maniera sbagliata.

Comportati come un’azienda

Come un brand vive nei ricordi e nelle percezioni di chi lo osserva perché riconducibile a determinate categorie interpretative, anche le persone, per comunicare in maniera chiara e comprensibile, devono far parte di una categoria riconosciuta e distinguersi con il proprio stile.

Data l’attuale complessità della vita, sempre meno persone hanno un profilo facilmente classificabile. Tuttavia, in vista di obiettivi specifici, è importante mostrare chiaramente chi siamo e qual è il nostro ruolo nel mondo. Nella misura in cui siamo in grado di articolare il nostro brand in maniera comprensibile, il percorso verso la meta sarà più o meno agevole.

Cos’hanno in comune una caffetteria e un ballerino?

Cosa ci si aspetta da una caffetteria: che abbia una macchinetta per il caffè, un’offerta variegata che includa snack di contorno, un posto per consumare in compagnia, prezzi accessibili e così via. Tutti elementi che caratterizzano ambienti di questo tipo; ed è attraverso tali elementi che la caffetteria mostra alle persone che tipo di attività è. Per attirare i clienti interessati, deve rivelare chiaramente a quale categoria di negozi appartiene.

Il modo più semplice ed efficace per comunicare in maniera istantanea la propria natura è, nel caso della caffetteria, far parte di una catena: leggere l’insegna Starbucks dice tutto quello che serve alle persone per scegliere in totale consapevolezza e con un senso di sicurezza e familiarità che non si sviluppa di fronte a un’insegna sconosciuta. Se, invece, vuole distinguersi da tutti gli altri esercizi simili, potrà puntare su uno stile personale e incisivo, ma comunque dovrà ricorrere a segnali universali che esplicano la sua essenza: cos’è, cosa offre e cosa ci si può aspettare di trovare al suo interno.

Allo stesso modo, le persone che rientrano in una categoria riconoscibile, riescono a comunicare in maniera più efficace il proprio ruolo nel mondo: un ballerino, per esempio, appartiene a una categoria chiara e distinta. E se si esibisce in una compagnia famosa – come nel caso della caffetteria di Starbucks – rivela immediatamente le sue competenze e il suo ruolo professionale. Al contrario, un aspirante ballerino farà più fatica a mostrare le sue capacità e dovrà distinguersi dagli altri aspiranti per conquistare il suo pubblico.

Il mondo è pieno anche di persone con dilemmi esistenziali: una laureanda in giurisprudenza che fa anche la modella è difficilmente classificabile; un manager interessato ad assoldarla, potrebbe avere non poche perplessità.

 

Sono questi i motivi per cui, per avere un ruolo di successo nella società è fondamentale innanzitutto guardarsi dentro e riconoscere se stessi, individuando i propri punti di forza e le proprie debolezze, e presentarsi al meglio esaltando le qualità personali. Pensare alla propria persona come se fosse un brand permette di controllare il modo in cui gli altri ci percepiscono e ricordano. Attingere a segni universali e riconosciuti è fondamentale per facilitare le interazioni; il resto, la propria natura, viene fuori attraverso lo stile personale.

Solo se sappiamo come destreggiarci tra mondo interiore ed esteriore siamo liberi di essere ciò che vogliamo.

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