Oltre la vista. Il messaggio cromatico trascende i confini visivi e trasforma la comunicazione in un progetto sensoriale completo, più espressivo e persuasivo. Come? Sinestesia.

Qualsiasi colore purché sia nero
Il nero imprime forza e vigore al progetto grafico, esprime l’idea di fascino, eleganza e raffinatezza, è ideale per comunicare brand e prodotti di lusso. Niente male per un non colore!
“Ogni cliente può ottenere un’auto di qualunque colore desideri, purché sia nero.” – Henry Ford
Tra il 1915 e il 1925 la Ford Model T, una delle prime vetture prodotte dalla casa automobilistica americana, veniva venduta in un solo colore, il nero. Il motivo è semplice: per velocizzare la produzione era necessario usare una vernice che asciugasse velocemente, che all’epoca era disponibile solo in un colore, proprio il nero.
La scherzosa battuta di Henry Ford è un esempio di scelta di Hobson, termine con cui si indica una scelta che sembra libera, ma che in realtà è obbligatoria. Negli anni, l’espressione “qualsiasi colore purché sia nero” è diventata d’uso comune anche per sottolineare l’assolutismo del colore nero nel veicolare determinati valori in diversi ambiti. Uno di questi è la comunicazione visiva.
Il nero è un (non) colore molto impiegato nella grafica e nel web design. Grazie alle sue caratteristiche cromatiche e ai risvolti psicologici che lo accompagnano, è particolarmente adatto a esprimere i concetti di potenza, energia, raffinatezza, eleganza e lusso; per questa ragione è una “scelta (quasi) obbligata” nei settori del fashion, dell’automotive, della tecnologia, del design e del food per comunicare brand e prodotti di alto profilo.
Dai siti web al packaging, dai prodotti editoriali alle app, dagli spot alle campagne pubblicitarie, il nero mette in risalto l’oggetto della comunicazione e crea un mood dal forte impatto emotivo carico di valori simbolici. Basta la sola presenza di questo colore per evocare specifiche associazioni semantiche, dar vita ad atmosfere suggestive e oniriche, attrarre e sedurre l’osservatore.
Il nero ha un fascino senza tempo, capace di resistere all’avvicendamento degli stili che animano la cultura di massa in epoche diverse, quasi fosse una costante dello Zeitgeist. Rispetto ad altri colori, con la sola eccezione del bianco, non risente degli effetti negativi legati alla ripetizione e all’uso prolungato: non annoia, non passa di moda, non stanca mai.
Dal punto di vista psicologico, il nero presenta un ampio spettro di qualità che ne contraddistinguono il simbolismo cromatico; molte di esse ne fanno un dispositivo comunicativo di grande valenza espressiva e possono essere sfruttate in modo significativo nel visual design.
Usando le parole di Claudio Widmann, il nero è il colore del vuoto che precede la creazione; contiene in potenza tutto quanto verrà alla luce. Questo concetto è una metafora perfetta della capacità del nero di far emergere il soggetto in primo piano all’interno della composizione.
Non solo. Il nero intensifica pure il significato dei colori che gli sono adiacenti, esaltandone o persino esasperandone gli aspetti cromatici, come brillantezza, luminosità, aggressività.
“È questo, esteriormente, il colore meno dotato di suono, sul quale perciò ogni altro colore, anche quello che ha il suono più debole, acquista un suono più forte e più preciso.” – Vasilij Vasil’evič Kandinskij
Sempre Widmann lo definisce, in quanto negazione dei colori, un niente espressivo della massima potenza, di cui l’arte monocromatica orientale è un magnifico esempio.
Come per la mitologia dal nero primordiale nasce la luce, così per la psicologia dall’inconscio originario nasce la coscienza. Nella dialettica conscio-inconscio il nero è il colore dell’ignoto, dello sconosciuto, del misterioso, dell’inconscio.
Cromaticamente la totale assenza di luce lo qualifica come un colore assoluto, e proprio questo suo carattere lo pone sul piano psicologico come simbolo dell’assolutismo, qualunque sia la forma in cui esso si manifesta.
Il nero conferisce autorità e potenza, maestà e solennità; lo ritroviamo, per esempio, negli abiti da cerimonia, nelle vesti liturgiche e aristocratiche, nell’abbigliamento professionale, nelle divise e nelle uniformi, sulle automobili presidenziali e delle autorità.
È un colore carico di forza e vigore, come dimostrano le caratteristiche fisiche e gli appellativi di molti eroi e tante figure forti: Batman, Zorro, Diabolik, Dylan Dog, ma anche l’uomo nero, il lupo cattivo, la strega maligna, il gatto nero, fino a Darth Vader, con il Lato oscuro della Forza, e Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor.
Nero è il colore delle tenebre, il cui fascino si proietta anche sul diffuso costume della vita notturna; allo stesso tempo, esprime senso di protezione poiché il buio e la notte, come un mantello, offrono riparo e nascondono alla vista.
È emblema di negazione, antitesi, opposizione. L’antagonismo nei confronti della società espresso dalle generazioni giovanili o il rifiuto provocatorio e integrale dei canoni sociali tipici dei movimenti rock, punk, dark, heavy metal ecc. si manifestano di frequente attraverso il nero dei vestiti e degli accessori.
Infine, il nero è noto anche come colore dell’eros, come testimonia il largo uso che se ne fa, ad esempio, nella lingerie femminile.
Tutte queste sfumature di significato, unite alle qualità psico-percettive, rendono il nero una componente grafica a cui è difficile rinunciare, un elemento distinto dall’ineguagliabile capacità di farsi notare senza fare rumore, dando tono alla comunicazione visiva con sobrietà e pacatezza.
Bibliografia di riferimento: Claudio Widmann – Il simbolismo dei colori, Edizioni Scientifiche Ma.Gi., 2014
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