
Paura di perdere
Amore, lavoro, capelli, controllo, equilibrio, persone, tempo. Cos’hanno in comune queste cose?
Ogni volta che perdiamo qualcosa siamo pervasi da emozioni negative come la sconfitta, il fallimento e l’amarezza. La paura di perdere è un sentimento molto vasto insito nell’essere umano e si manifesta in diverse sfere della nostra esistenza, per questo è ampiamente adoperato anche nel marketing che usa la naturale avversione alla perdita come leva per spingerci a compiere un’azione prima che sia troppo tardi. Frasi come “Non perdere l’occasione” o “Hai solo un giorno per usufruire della promo” sfruttano il principio di scarsità, secondo cui:
“L’idea di una perdita potenziale gioca un ruolo molto importante nei processi della decisione umana. Infatti, le persone sembrano più motivate ad agire dal timore di una perdita che dalla speranza di un guadagno di pari entità.” – Robert B. Cialdini, Le armi della persuasione
FOMO, ovvero la paura di perdersi qualcosa
Nel mondo digitale, specie quello dei social network, la paura di perdere qualcosa è diventata una vera e propria forma di ansia sociale e si chiama “FOMO”, acronimo di Fear of Missing Out. Si tratta in questo caso di cose immateriali come contenuti, notizie, aggiornamenti, ecc. che abbiamo paura di perdere mentre siamo disconnessi dalla Rete. Il timore principale è quello di essere esclusi, di rimanere tagliati fuori: qualcuno starà parlando di me? c’è un’offerta a tempo della quale non so nulla? sta succedendo qualcosa nel mondo di cui tutti sono a conoscenza tranne me?
La preoccupazione di perdersi qualcos’altro mentre si è impegnati in un’attività fa ormai parte anche delle nostre vite dentro e fuori dai social e non riguarda solo chi è affetto da FOMO. Restando nell’ambito digitale a risentire maggiormente di questo comportamento sono proprio i contenuti: le persone che interagiscono con essi hanno una capacità media di rimanere concentrati di soli 8 secondi, tra i motivi principali della sindrome dell’abbandono dei contenuti online. Perché accade? È probabile che mentre leggiamo un articolo o guardiamo un video stiamo pensando se quel contenuto sia davvero rilevante rispetto ad altri che nel frattempo stiamo perdendo, e soprattutto se vale il nostro tempo.
… e offline?
Mentre sei lì che scrolli le ultime notizie sulla bacheca di Facebook stai pensando che ormai da due settimane ti mancano solo tre pagine per finire il tuo libro, oppure che avresti potuto fare esercizio fisico, un giro in centro, una telefonata. Ma che succede se scambiamo le variabili, cioè se al posto dei social provassimo davvero a fare una delle cose che ci frullano nella testa? Niente. Il risultato è lo stesso. Staremmo di sicuro a chiederci chi ha visualizzato la nostra storia di Instagram.
La paura di perdere qualcosa mentre siamo impegnati a fare altro ci fa tentare di concentrare più attività possibili nel tempo che abbiamo a disposizione, generando in noi una sorta di iperattività. Questo atteggiamento è causa però di una sempre maggiore mancanza di concentrazione nelle cose che facciamo che non fa che accrescere la perdita di tempo.
La tendenza alla velocità, a voler fare tutto per sentirci completi, equilibrati e in pace con noi stessi ci sta portando nella direzione opposta, cioè a non fare nulla, impedendoci di definire delle priorità. Di fronte a stimoli uguali (il bisogno di fare una passeggiata, di tenerci informati, di coltivare le relazioni interpersonali, ecc.) non riusciamo più a scegliere e finiamo esattamente così, come l’asino di Buridano:
«Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore.»
Pur di non scegliere, l’asino di Buridano è morto sia di fame che di sete. Lo stai facendo anche tu?
Presto! C’è tempo da perdere
Da tempo avrei voluto scrivere un articolo sul tempo, ma non ho avuto tempo, non di scriverlo, ma di pensarlo. Per chi fa un lavoro creativo, infatti, la noia è fondamentale.
“Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?” – Joseph Conrad
La nuova modalità per la quale riusciamo a ottenere tutto e subito grazie alla tecnologia ci migliora la vita ma la rende inevitabilmente veloce e accresce in noi un senso di urgenza e irrequietezza. Crediamo che comprimere molte attività in poco tempo sia un modo per impiegarlo al meglio. È per questo motivo se non siamo più abituati a ingegnarci nelle cose, perché non possiamo permetterci di sottrarre troppo tempo ad altre attività (ma quali?).
I nuovi stili di vita ci vogliono performanti ed efficienti e noi non riusciamo più a fermarci, ad annoiarci, a riflettere, ad aspettare, a godere appieno perché abbiamo la sensazione di perdere tempo o di toglierlo ad altro. Sembra sempre che ci stiamo perdendo qualcosa se riteniamo tempo perso perfino dormire, però non vogliamo rinunciare ai nostri sogni, così finiamo come l’asino.
Riprenderci il nostro tempo vuol dire agire con lentezza, fare meno cose, più lentamente, concentrandoci davvero solo su quello che stiamo facendo qui e ora senza il solito timore di perdere qualcos’altro. E allo stesso modo in cui ricaviamo spazi sufficienti a incastrare mille impegni in un solo giorno, dovremmo trovare anche il tempo per non fare nulla. Senza aver paura di perdere.
Perché per vincere il tempo, forse, bisogna prima perderne un po’.
“Se di professione fate i creativi, quest’anno non perdete l’opportunità di annoiarvi.” – Mizioblog.com, Auguro a tutti un noiosissimo 2019
Punti di vista