La via per il benessere, personale e professionale
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La via per il benessere, personale e professionale

Per i giapponesi è l'ikigai: uno stile di vita che equilibra gli aspetti pratici e quelli spirituali. Trovarlo significa dedicarsi a ciò che si fa con impegno e cura smisurati, cosa a cui noi occidentali non siamo abituati, ma possiamo imparare.

Non sono rari i casi nella vita in cui si crea una sorta di tensione esistenziale tra il lavoro e gli aspetti prettamente personali: alcuni desideri possono andare in conflitto tra loro e generare un malessere interiore che non riusciamo né dobbiamo trascurare. Ciò accade, per esempio, quando abbiamo un lavoro che ci ripaga in termini economici, ma non è in linea con i nostri principi o non ci offre quel benessere quotidiano che ci fa alzare sereni la mattina.

Tensioni di questo tipo possono causare una rottura da cui sgorga una marea di dubbi: se avessi seguito le mie passioni invece di pensare al guadagno? se mi fossi concentrato su cose più significative e profonde, piuttosto che su un’attività remunerativa, ma priva di valore personale?

Spesso si pensa che, una volta raggiunto il benessere economico, ci si possa dedicare a ciò che ci fa sentire moralmente appagati, ma il denaro non è il mezzo adatto per raggiungere la realizzazione personale. Si tratta di una convinzione errata che molti hanno; anche chi ha alte ambizioni etiche spesso crede di poterle raggiungere solo se ha tanti soldi a disposizione.

Questa lotta esasperante si risolve trovando il giusto equilibrio tra desideri che solo in apparenza sono in conflitto. La ricerca di uno stile di vita in cui gli aspetti pratici e quelli spirituali siano bilanciati tra loro si chiama, secondo i giapponesi, ikigai, termine che può essere tradotto in maniera approssimativa con ‘ragione d’essere’. Dunque, la ricerca dell’ikigai è la via per risolvere il conflitto interiore: se si ha una forte passione, bisogna capire qual è il mezzo per poterla esprimere.

Tutti possono ricercare e trovare il proprio ikigai e vivere felici dedicandosi ai propri interessi, ma non tutti riescono a farlo coincidere con il proprio lavoro.

Come applicare l’ikigai alla vita professionale?

L’equilibrio tra sfera personale e lavorativa si trova all’incrocio tra i talenti individuali e le cose che la gente vuole e pagherebbe per avere. Steve Jobs, per esempio, prima di essere un geniale imprenditore che ha rivoluzionato interi settori della tecnologia e del business con la sua straordinaria inventiva, era innanzitutto un amante della perfezione: ammirava i dettagli del buon design e si è dedicato alla sua passione per oggetti finemente realizzati con un carisma straordinario. La Apple è semplicemente un mezzo che ha scelto per esprimere la sua forte passione.

La tecnologia non è di per sé una cosa significativa nella vita di Jobs, è piuttosto l’ambito dove la sua passione ha trovato il modo di esprimersi. Questo è emblematico per cercare di capire che il lavoro può diventare il mezzo attraverso cui usare le proprie passioni per offrire alle persone quello che vogliono e, di conseguenza, trarne il giusto guadagno e riconoscimento.

Secondo Ken Mogi, neuroscienziato giapponese che ha scritto Il piccolo libro dell’ikigai, Steve Jobs era mosso da una forma di kodawari quando, per esempio, cercava di perfezionare le prestazioni dell’iPhone. Il kodawari è un aspetto fondamentale nel percorso personale di ricerca dell’ikigai. Non è facile tradurlo, ma può essere inteso come impegno, dedizione, caparbietà, come un valore personale a cui il singolo individuo si attiene con tenacia. In altre parole, indica una straordinaria attenzione e una cura smisurata verso i dettagli più minuti.

Chi è animato dal kodawari insegue standard qualitativi talmente alti che, talvolta, sfidano ogni plausibile giustificazione. Non lo fa per soddisfare delle aspettative economiche, ma perché si dedica con uno sforzo eccezionale al culto della perfezione, superando i limiti razionali tanto diffusi nella cultura occidentale. E accade che, chi applica il kodawari al proprio lavoro, raggiunti livelli di qualità così alti, può riscuotere anche un considerevole successo, come Steve Jobs.

“Per conquistare la vetta occorre affrontare la salita.” – Ken Mogi

Persone abituate ad accontentarsi di livelli qualitativi sufficienti a trarne un profitto soddisfacente trovano l’impegno dei giapponesi smisurato ed eccessivo. Ma è proprio superando la linea di confine dove si collocano standard di qualità già raggiunti che si genera qualcosa di completamente nuovo, un nuovo tipo di prodotti e un nuovo mercato pronto ad accoglierli.

Ci sono persone disposte a pagare prezzi record pur di avere il meglio. Ken Mogi cita come esempio la produzione ortofrutticola giapponese, dove la ricerca della perfezione ha portato alla nascita di un frutto straordinario: il ‘melone di Sembikiya’ ha un prezzo stratosferico (circa 170 euro) di fronte al quale i giapponesi non si scompongono minimamente, perché comprendono lo sforzo e l’impegno che richiede la sua produzione e pagano per vivere l’esperienza unica che offre. La frutta di Sembikiya è il top del biologico ed è il risultato del kodawari di agricoltori appassionati. Il motore che anima simili imprese, diffuse in ogni ambito della cultura giapponese, è l’ikigai che nasce dall’ascolto del proprio kodawari.

Se il kodawari è l’impegno nel ricercare la perfezione in quello che si fa, nella nostra cultura attuale avremmo bisogno di diffondere questo atteggiamento nei confronti della vita e del lavoro. Più che il culto della perfezione, spesso inseguiamo il culto delle scorciatoie: le persone, soprattutto quelle cresciute nel contesto generato dalla rivoluzione digitale, sono spesso disabituate allo sforzo: credono di poter trovare ogni soluzione e acquisire ogni competenza facendo delle ricerche su Google e seguendo qualche tutorial su YouTube.

Un atteggiamento che si estende a ogni ambito, anche di rilievo sociale come la politica. Sembra che tutto si possa ottenere in maniera facile e immediata e, quando così non è, si getta la spugna al primo ostacolo per intraprendere altre vie in superficie, fino a rendersi conto di aver sprecato gran parte della vita a inseguire percorsi privi di valore.

Tutti possono fare come i giapponesi e trovare il proprio ikigai per vivere dedicandosi con successo alle proprie passioni, ma bisogna capire che ciò che ha reso Steve Jobs quello che è stato è il suo sforzo straordinario nel ricercare la qualità assoluta.

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