La semplicità dei contenuti memorabili
Comunicazione

La semplicità dei contenuti memorabili

Necessaria per far sì che un’idea sia ricordata, la semplicità si raggiunge con un lavoro di eliminazione tutt’altro che facile.

La memorabilità delle idee è un obiettivo ambito per chi deve condividere le proprie in rete. Le persone sono bombardate da temi di qualsiasi tipo; è sempre più complicato trovare informazioni interessanti su internet senza diventare vittime di un sistema intricato. Solo contenuti che hanno alla base idee sorprendenti raggiungono lo scopo.

Questi hanno in comune delle caratteristiche: ci soffermeremo sulla semplicità, condizione non sufficiente ma necessaria per la memorabilità. Per approfondire gli altri attributi, suggerisco “Idee forti”, di Chip e Dan Heath; nel libro si scoprono i tratti condivisi dalle idee di successo attraverso storie reali e leggendarie.

Tra le qualità dei contenuti che si ricordano, la semplicità è in un certo senso la più potente perché, sebbene non sufficiente, è imprescindibile.

La semplicità è il risultato di un processo raffinato di eliminazione del superfluo ed esaltazione dell’essenza.

Il fine lavoro della semplificazione

Raggiungere l’essenza è compito di un’attività articolata: come suggerisce Munari, togliere è più complicato di aggiungere perché richiede l’abilità di saper eliminare tutti gli elementi non necessari che generano disordine e minano la comprensione del contenuto.

La mente umana non è predisposta ad assimilare tutto e non dà uguale attenzione ad ogni elemento da processare; di fronte a un’informazione economizza, taglia automaticamente le risorse che ritiene non indispensabili. Se le sottoponiamo solo l’essenza, le consentiamo di limitare al minimo lo sforzo cognitivo e di concentrarsi sull’idea principale che risulterà più potente e facile da ricordare.

Durante il processo di eliminazione il rischio che si corre è quello di confluire verso credenze sbagliate, sotto la spinta della maledizione della conoscenza.

Vediamo cosa vuol dire.

Semplice non è banale

Nell’immaginario collettivo “semplice” non è collocato sullo stesso livello semantico di “memorabile”: tendiamo ad abbinare alla memorabilità tutte caratteristiche che rimandano alla straordinarietà, come incredibile, eccezionale, favoloso. Associamo, invece, a una cosa semplice un qualcosa di scialbo, con scarso profilo e poco appeal. Nel caso di un testo, ad esempio, la mente si figura subito uno scritto di basso livello culturale.

Queste credenze convergono verso la generalizzazione: il processo di semplificazione le vince quando taglia ciò che non serve, senza incidere sull’essenza. L’eliminazione richiede attività di analisi e revisione, altrimenti il pericolo è quello di produrre qualcosa con poco carattere e poca capacità attrattiva, che dà conferma alle false credenze.

Ricordarsi di non sapere

Ogni volta che dobbiamo comunicare in modo efficace, la nostra preparazione, fondamentale, può essere anche un ostacolo, perché ci fa dimenticare cosa vuol dire non sapere: è questa la maledizione della conoscenza, definita tale dallo psicolinguista Steven Pinker. Questo errore cognitivo è come uno spettro nella nostra mente che, secondo Chip e Dan Heath, “svia la nostra capacità di creare idee”, ci fa commettere l’errore di dare le cose per scontate, mentre non lo sono per chi le riceve.

Solo un cambio di visione ci svincola dalla maledizione della conoscenza: bisogna abbandonare la convinzione di aver creato un contenuto efficace solo perché ne conosciamo l’argomento.

Un modo concreto per aggirare il difetto è quello di coinvolgere altre persone nella fase di controllo dei nostri elaborati. Sottoporre un messaggio di testo, ad esempio, a un collega o un amico che ne è estraneo, ci aiuta a capire quanto effettivamente esso sia incisivo: dalla sua revisione possono venir fuori tanti aspetti non chiari che, invece, abbiamo dato per scontato, oltre a eventuali refusi che, dopo aver rimuginato più volte su quanto prodotto, non riusciamo più a scorgere.

Porsi nella condizione del “non sapere” ci predispone in uno stato ottimale per la produzione di creazioni memorabili perché ci mette sullo stesso piano conoscitivo dei nostri destinatari: la mente ha maggiori possibilità di classificare gli elementi del contenuto e trovare, tra essi, l’essenza.

“Tutto dovrebbe essere reso il più semplice possibile, ma non più semplicistico.” – Albert Einstein

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