La scrittura faccia a faccia
Comunicazione

La scrittura faccia a faccia

Riflessioni su come la lingua scritta della Rete abbia superato la dimensione della comunicazione verbale e assunto i toni, le espressioni e i caratteri tipici della voce e del linguaggio del corpo.

Comunicare bene significa fare in modo che il destinatario comprenda il messaggio.

Farsi capire non è semplice. Anche quando tutte le componenti del linguaggio – verbale, paraverbale e non verbale – sono ben allineate non è detto che si raggiunga al 100% l’effetto desiderato. Se lo scambio comunicativo ci pone a diretto contatto con il nostro interlocutore, abbiamo maggiori possibilità di riuscirci, ma se avviene a distanza, utilizzando per esempio solo la voce o lo scritto, aumentano le difficoltà e il rischio di essere fraintesi.

Nelle interazioni faccia a faccia, dal vivo o telematiche, usiamo ritmo, intonazione, qualità della voce, espressioni del volto, gesti e postura per far capire meglio quello che vogliamo comunicare. In queste situazioni il linguaggio del corpo, unito all’uso della voce, può rafforzare, modificare o persino capovolgere il senso delle parole.

Quando scriviamo, invece, siamo costretti a rinunciare alla comunicazione paraverbale e non verbale e con essa a tutti quegli elementi che danno enfasi, espressività e tono al parlato vis-à-vis. Per questo la probabilità che si generino incomprensioni è più alta, perché sulla capacità di intendere il messaggio intervengono fattori che vanno oltre l’oggettività delle parole scritte – come la condizione psicoemotiva in cui si trovano chi scrive e chi legge – che possono portare ad attribuire un diverso significato alla medesima frase.

Scrittura volatile o digitata

I computer e Internet hanno fatto nascere nuovi sistemi di comunicazione che hanno cambiato il modo di esprimerci attraverso la scrittura. Sms, mail, chat, post sui social network sono tipologie comunicative in cui la lingua è generata tramite una tastiera e fruita attraverso un display. A caratterizzare questa specie linguistica contribuiscono tre parametri principali:

  • lo spazio fisico in cui si trova chi digita il testo, che comporta il più delle volte, specie in mobilità, un tipo di scrittura rapida, non pianificata e non revisionata;
  • la dimensione del dispositivo di chi legge, che modifica il grado di assimilazione del testo rispetto a quello della lettura su carta;
  • il tempo, in quanto l’uso frequente e distribuito in ogni momento della giornata determina in molti casi la scelta dello strumento di scrittura digitale e del tipo di contenuto.

Questi aspetti implicano necessariamente delle scelte linguistiche particolari, come ad esempio l’uso di una sintassi meno pesante che nello scritto tradizionale e l’organizzazione del testo funzionale alla fruizione per blocchi imposta dalla mediazione dello schermo e delle sue forme.

L’effetto è una semplificazione della struttura delle frasi e delle parole stesse, che finiscono per essere ridotte agli elementi essenziali per rendere il contenuto più snello, diretto e di facile comprensione, avvicinando sempre di più la scrittura al parlato.

Il linguaggio universale delle emozioni

“A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni.” – Alessandro Baricco

La scrittura della Rete si è evoluta al punto da superare i limiti del linguaggio verbale, divenendo autonoma nel comunicare tutte quelle informazioni normalmente riposte nell’intonazione, nell’espressione e nei gesti.

Quando inviamo sms, scriviamo e-mail, chattiamo o postiamo sui social, infatti, lo facciamo come se stessimo parlando faccia a faccia con i destinatari dei nostri messaggi, servendoci di una scrittura arricchita da un ampio uso di:

  • emoticon ed emoji, per rendere il tono della voce, l’espressione del volto e la gestualità;
  • punteggiatura intontiva (lunghe sequenze e combinazioni di punti esclamativi, interrogativi, punti di sospensione);
  • maiuscole con valore funzionale, convenzionalmente impiegate per indicare l’urlato o lo scandito.

Questi espedienti hanno il compito di restituire l’espressione di chi parla digitando e che, mentre lo fa, può sorridere, piangere, arrossire, essere sospettoso, pensoso, confuso, irritato e via dicendo. Ma non solo, permettono anche di svolgere azioni complete come mandare un bacio, applaudire, indicare, pregare, camminare, ecc.

Le emoticon e gli emoji hanno dato un volto nuovo alla scrittura del Web, creando un vero e proprio linguaggio che dona la dimensione dell’oralità allo scritto e sostituisce in qualche modo la comunicazione non verbale.

Le faccine sono validi supporti visivi utili a chiarire e a rafforzare il messaggio che vogliamo mandare al nostro interlocutore, aggiungono espressività al testo, ne amplificano il significato, trasmettono più calore relazionale e rendono la conversazione molto più piacevole e coinvolgente. In poche parole, aiutano a farsi capire meglio.

Il loro successo è dovuto al fatto che vanno oltre i limiti linguistici e, per questo, risultano comprensibili a un livello ampio, azzerando anche le differenze culturali, perché le emozioni che rappresentano sono universali.

L’altra faccia della medaglia

Come ogni evoluzione anche questa della scrittura di Internet andrebbe abbracciata pesando attentamente i pro e i contro.

Se da un lato le emoticon e gli emoji rendono questo tipo di comunicazione più efficace, dall’altro il loro forte impiego potrebbe influire sulla diminuzione della capacità di espressione linguistica nelle interazioni faccia a faccia, soprattutto da parte delle nuove generazioni. I giovani, infatti, sono sempre meno avvezzi a tradurre in parole le proprie emozioni e i propri stati d’animo e, in generale, a sostenere con disinvoltura una conversazione dal vivo, trovando comodo rifugio dietro lo schermo di uno smartphone o di un computer.

A questo si aggiunge un impoverimento della comunicazione verbale scritta e orale, causato dall’abitudine a esprimersi in maniera sintetica e con un lessico ridotto, in cui spesso figurano termini abbreviati, gergali o dialettali.

Infine, c’è da considerare la crescente difficoltà di adattare il linguaggio al contesto, che porta a utilizzare il modo di comunicare tipicamente colloquiale delle chat e dei social anche in situazioni formali, risultando inadeguato e inefficace.

 

La scrittura “faccia a faccia” è segno di una lingua in trasformazione, ma perché il cambiamento sia positivo dobbiamo essere capaci di coglierne le opportunità e non i limiti 😉

Punti di vista (2)

  1. Veronica

    E’ interessante la parte in cui dici che le incomprensioni generate dalla scrittura siano spesso influenzate anche dallo stato psicoemotivo in cui si trovano chi scrive e chi legge.Spesso si sottovaluta questo aspetto.
    Attribuiamo un significato negativo ad un messaggio,quando in realtà siamo noi ad essere in uno stato d’animo particolare che ci porta ad un’interpretazione negativa del messaggio stesso.

    1. Carmelo Giancola

      Si, è vero. La questione riguarda non solo chi legge, ma anche chi scrive. Quando scriviamo, e più in generale quando comunichiamo, dovremmo riflettere maggiormente su cosa verrà inteso dall’altra parte. Non siamo responsabili solo di ciò che diciamo, ma in parte anche di ciò che viene compreso. È questo che trasforma il ricevente in destinatario del messaggio.

E tu cosa ne pensi?