Dare un filo logico al discorso
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Dare un filo logico al discorso

Prima di affrontare una platea occorre lavorare con costanza sulle proprie abilità oratorie, senza dimenticare il contenuto; spesso, merita più attenzione della forma!

La paura di parlare in pubblico è universale, l’emozione più patita quando si tiene un discorso davanti a una platea per la prima volta. Ma anche per la seconda.

L’esposizione – durante un corso formativo, una riunione aziendale, un comizio –  è l’anello di congiunzione tra il messaggio e l’obiettivo. Superare l’ansia legata alla performance pubblica contribuisce a migliorare il modo in cui si presentano le informazioni e a renderle comprensibili.

Tuttavia, sono sempre due i livelli che compongono ogni forma di comunicazione: il contenuto, quindi i dati, e la relazione, che determina come saranno interpretati. Anche un oratore che ha pieno controllo di sé, riceverebbe feedback negativi se il primo risultasse poco chiaro ai destinatari.

Problemi con il contenuto

Lavorare sui contenuti è difficile quanto farlo sulla forma, probabilmente anche di più. La premessa per prepararsi a un discorso pubblico è quella di conoscere a fondo il tema da trattare, aspetto che dà un contributo notevole all’autorevolezza e alla credibilità di chi parla.

Eppure, maggiore è la conoscenza più si rischia di cadere nel bias cognitivo conosciuto come maledizione della conoscenza che condiziona la comprensibilità dell’elaborato, soprattutto quando quest’ultimo riguarda argomenti complessi.

Quando si ha molta dimestichezza con una materia, la mente tende a schematizzare la struttura logica che lega i concetti, sotto la spinta dello stesso automatismo che nella vita di tutti i giorni ci aiuta a risparmiare tempo ed energie. Questo determina una serie di preconcetti che, quando si prepara una relazione su un argomento già conosciuto, portano a dare per scontati molti elementi che, invece, potrebbero non esserlo per chi ascolta.

Il rischio è che le persone possano perdersi all’interno di un discorso poco scorrevole.

Mente del principiante e pensiero laterale

“Nella mente del principiante vi sono molte possibilità, nella mente dell’esperto soltanto alcune.” – Shunryū Suzuki

La mente del principiante è una condizione saliente nella meditazione. Muove dal presupposto che ogni momento è unico e irripetibile, dunque, va vissuto come se fosse la prima volta, con una mente vuota, libera, predisposta a imparare.

È un atteggiamento che, quando ci si confronta ripetutamente con la stessa materia, favorisce un approccio aperto, non condizionato dall’esperienza, proprio come quello che avrebbe un principiante.

Più facile a dirsi che a farsi! Per chi non ha attitudini zen, creare spazio nella mente attraverso pratiche di tipo meditativo è spesso un miraggio. Ma, già introdurre qualche nuova abitudine nella vita quotidiana può essere d’aiuto.

Una di queste è allenare la mente.

Si tratta di un’attività che andrebbe svolta sempre, non solo prima di preparare un discorso pubblico, ma utile nel tempo a chi si occupa di questo perché affrontare situazioni stimolanti, quotidianamente, garantisce maggiore flessibilità mentale. Lo studio di una nuova lingua, i giochi di logica, l’enigmistica, qualsiasi attività simile, anche per 10 minuti al giorno, rende più elastica la mente sia nello studio che nel lavoro, sviluppa il pensiero laterale che scardina le convinzioni rigide e favorisce nuovi percorsi di ragionamento.

Relazioni logiche

Usando il pensiero laterale si hanno buone probabilità di preparare contenuti comprensibili e non impacchettati in dinamiche inflessibili. Non è un lavoro facile, anzi, forse è addirittura più complicato perché è frutto di un percorso formativo e personale continuo.

Con questo presupposto, entriamo nel cuore del discorso.

Come detto in precedenza, a rendere inefficace la comunicazione è spesso la struttura data alle informazioni piuttosto che le singole nozioni. Quando i legami logici sono impropri, il contenuto nell’insieme risulta criptico creando confusione e disorientando il pubblico.

Al contrario, i destinatari dovrebbero capire come ogni concetto è collegato al precedente e che tipo di relazione li tiene insieme. Ogni discorso deve essere un percorso graduale, in cui chi ascolta ha la possibilità di fermarsi senza perdere il filo.

Per favorire questo processo naturale, sono fondamentali le relazioni tra le frasi, che creano la progressione logico-temporale degli eventi. Non solo le scelte grammaticali determinano l’efficacia della comunicazione, ma anche l’organizzazione del testo.

“La coesione è una relazione semantica tra un elemento nel testo e un altro elemento cruciale per la sua interpretazione.” – Michael Halliday

Lo schema logico tra le frasi si manifesta attraverso l’uso dei connettivi, preposizioni, avverbi, congiunzioni, parole invariabili che uniscono parti di un testo e conferiscono un senso preciso alla relazione. Quando parliamo, infatti, forniamo una serie di indicazioni riguardanti le informazioni ma anche la loro organizzazione.

I connettivi chiariscono la relazione semantica tra le parti del contenuto riducendo lo sforzo di interpretazione da parte dei destinatari; essi presuppongono la presenza di altri elementi nel testo, dando un ordine preciso all’elaborato. Si dividono in diverse categorie e possono esprimere più tipi di relazioni; è un argomento scolastico che vale la pena approfondire se ci si occupa di comunicazione in generale.

Stessa attenzione, inoltre, merita la disposizione delle frasi: a volte invertire due concetti può cambiare completamente il senso di un testo, rendendo più naturale la relazione tra essi e più fluido e comprensibile l’insieme.

Infine, resta sempre valida e utilissima la buona abitudine di confrontarsi con gli altri prima del debutto; spesso, amici, collaboratori o conoscenti ignari dell’argomento sono di grande aiuto per scovare eventuali falle nel discorso.

Punti di vista

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