Agire sul contesto per migliorare noi stessi e gli altri
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Agire sul contesto per migliorare noi stessi e gli altri

Una finestra rotta, il re di Cipro, tre scalpellini in un cantiere. Cos’hanno in comune? La capacità di ispirare le nostre azioni e spingerci ad assumere un ruolo attivo nel cambiamento sociale.

Ogni volta che avviene un atto comunicativo tra due o più persone si crea un contesto. La famiglia, la coppia, gli amici, il lavoro sono esempi di contesti che, chi più chi meno, viviamo ogni giorno. Il contesto è in grado di condizionare la nostra sfera socio-culturale, cognitiva e psico-affettiva, e noi, consapevolmente o non, facciamo altrettanto con chi ci sta intorno. Quello che ci lega al contesto, infatti, è una relazione di reciproca influenza, un mutuo scambio con l’ambiente sociale in cui ci muoviamo.

Capire il contesto è utile per arricchirci, gestire al meglio il rapporto con il prossimo, affrontare le situazioni con positività e ottenere risultati migliori in ogni ambito.

L’importanza del contesto

Nel saggio The tipping point: how little things can make a big difference Malcolm Gladwell descrive e analizza diversi fenomeni di cambiamento sociale, esponendo la tesi che molti di essi si diffondano come delle epidemie e che, come tali, sia possibile identificarne le cause e studiarne i processi che li regolano. Tra gli “agenti del cambiamento” l’autore cita il potere del contesto: le persone sono fortemente influenzate nel loro comportamento dall’ambiente circostante e dalla pressione che subiscono da parte del gruppo sociale a cui appartengono.

Hai presente ciò che succede ai protagonisti del film Una poltrona per due? Ecco, quello è un esempio di potere del contesto.

Alcuni esempi discussi da Gladwell si rifanno alla Teoria delle finestre rotte, introdotta nel 1982 dai criminologi James Q. Wilson e George L. Kelling per dimostrare come la repressione dei piccoli reati e del vandalismo urbano possa contribuire a creare un clima di ordine e legalità e a ridurre il rischio di crimini più gravi (a tal proposito ti invito a consultare l’interessante esperimento di psicologia sociale condotto nel 1969 dal professor Philip Zimbardo della Stanford University). La teoria può essere così riassunta: se in un quartiere qualcuno rompe il vetro di una finestra di un edificio e non viene aggiustato è probabile che altri dopo di lui si comportino nello stesso modo rompendo altre finestre; in breve si diffonde l’idea che l’edificio sia abbandonato o lasciato senza cura, attirando altri vandali che possono sentirsi legittimati a entrare all’interno per curiosare e perfino a occuparlo; questa situazione potrebbe generare fenomeni di emulazione con il conseguente aumento del degrado urbano e sociale di tutto il quartiere. Al contrario, se si ripara subito la finestra rotta, dando il buon esempio, l’intera comunità si sente maggiormente spinta a curare l’ambiente circostante.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.” – Mahatma Gandhi

Queste considerazioni si possono estendere a qualsiasi genere di comportamento sociale e invitano a riflettere sull’importanza che le nostre azioni rivestono nel definire un nuovo contesto o nel modificarne uno esistente. Siamo noi stessi agenti del cambiamento e se vogliamo che questo sia positivo (per tutti) dobbiamo comportarci in maniera responsabile e sviluppare la capacità di scegliere con coscienza quando subire il contesto e quando trasformarlo.

L’effetto Pigmalione

Secondo il racconto di Ovidio (Metamorfosi, X, 243), Pigmalione, re di Cipro, era un abile scultore che creò una statua raffigurante una donna a cui diede il nome di Galatea. Egli si innamorò della scultura al punto da pregare Afrodite, dea dell’amore, di darle vita perché potesse sposarla. La dea lo accontentò e Pigmalione sposò Galatea.

In sociologia, l’effetto Pigmalione rappresenta una profezia che si autorealizza: meno ci si aspetta da una persona, meno questa farà, e viceversa. Si basa sugli studi dello psicologo tedesco Robert Rosenthal (è conosciuto infatti anche come effetto Rosenthal) che, attraverso un esperimento condotto presso una scuola elementare, ha dimostrato quanto segue: se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri; il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza; si instaura così un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.

L’effetto Pigmalione non è circoscritto solo all’ambito scolastico ma riguarda tutte quelle situazioni in cui si sviluppano relazioni sociali: rapporti tra colleghi di lavoro, tra genitori e figli, relazioni sentimentali. Si tratta di una forma di suggestione psicologica per cui tendiamo a conformarci all’immagine che gli altri hanno di noi, positiva o negativa che sia; ci adeguiamo alle aspettative del prossimo, introiettiamo le opinioni che ci vengono date e falliamo o riusciamo nelle nostre imprese di conseguenza. È una dimostrazione di come il contesto incide sulla qualità delle relazioni interpersonali e sul modo di operare delle persone.

Vediamo un esempio dal mondo del lavoro. Supponiamo che un datore di lavoro non abbia molta stima di un dipendente; quest’ultimo percepisce i segnali negativi del suo superiore e si forma la convinzione di non essere apprezzato; inizierà quindi a comportarsi di conseguenza e a emettere a sua volta segnali che susciteranno una reazione inconscia nel datore di lavoro, il quale finirà per trattare il dipendente proprio come si aspettava. Ricordi? Meno ci si aspetta da una persona, meno questa farà. Se l’obiettivo è creare un ambiente di lavoro sereno e produttivo, questo è il modo migliore per non ottenerlo. Se invece si incoraggia il dipendente a fare meglio e di più, perché si nutrono nei suoi confronti maggiori aspettative, è probabile che la persona darà il massimo accrescendo la propria soddisfazione e i guadagni dell’azienda.

Saper cogliere questi aspetti è importante perché ci permette di volgere in meglio le situazioni che viviamo e rendere positivo il contesto per noi e per gli altri, con reciproco vantaggio.

Impariamo a ristrutturare

“Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse. “Spacco pietre” rispose il primo. “Mi guadagno da vivere” rispose il secondo. “Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo.” – Peter Schultz

Questo apologo introduce bene il concetto di ristrutturazione (o reframing), una tecnica usata nella Programmazione Neuro-Linguistica per capovolgere le situazioni, ovvero per ridefinirle e presentarle sotto una luce migliore. Il presupposto è che nessuna esperienza è positiva o negativa in sé: ciò che la rende tale è la “cornice” entro la quale la si inserisce; se si modifica la cornice, o il contesto, il significato dell’esperienza cambia immediatamente e, se il significato cambia, cambiano anche le reazioni e gli atteggiamenti delle persone.

Ricontestualizzare un’esperienza o un comportamento può alterare positivamente il significato inviato al cervello e quindi gli stati d’animo e le risposte a esso associati.

La realtà è oggettiva, non cambia. Quello che può cambiare è la percezione di ciò che accade, il significato della realtà.

Secondo il modello della PNL esistono due tipi di ristrutturazione:

  • ristrutturazione del contesto: una stessa esperienza o un certo comportamento possono assumere un significato diverso se cambia il contesto;
  • ristrutturazione del contenuto: per la medesima situazione vissuta si trovano altri significati.

Queste tecniche sono efficaci in qualsiasi occasione, ma quelle in cui danno i risultati migliori sono le interazioni, con il prossimo e con se stessi. La ristrutturazione, infatti, non solo permette di cambiare il modo in cui si percepisce una certa situazione, ma può anche alterare la percezione degli altri su una questione che, a prima vista, pare loro negativa.

Facciamo qualche esempio.

Se ti senti molto stressato per i troppi impegni lavorativi puoi ristrutturare considerandoti fortunato ad avere tanto lavoro in un periodo di crisi.

Il tuo capo è molto duro con te? Questo suo aspetto può rafforzare il tuo carattere e spingerti a perfezionare le tue abilità.

A volte basta anche solo una parola per mutare completamente la percezione di una situazione; se un dirigente d’azienda, riferendosi a un impiegato, si esprime dicendo “lavora con noi” al posto di “lavora per noi”, crea un contesto del tutto differente: le gerarchie scompaiono, il fattore umano assume rilievo e lavorare diventa coinvolgimento, partecipazione e condivisione.

La ristrutturazione è uno degli strumenti più efficaci del cambiamento personale: sviluppa le capacità di motivare e automotivarsi e di gestire in maniera consapevole le competenze individuali e relazionali; rappresenta un approccio che rende più ricco il rapporto con la realtà perché amplia le possibilità di scelta e di azione, superando i limiti imposti dalle solite abitudini di pensiero e di comportamento.

C’è sempre comunicazione. Questo vuol dire che non siamo mai avulsi dal contesto, perciò è importante studiarlo, comprenderlo e imparare ad agire correttamente su di esso, per cambiare in meglio il nostro modo di essere, le relazioni con gli altri e la qualità dell’ambiente sociale in cui viviamo.

Punti di vista (1)

  1. Fabrizio Lama

    Penso che sia importante legare il contesto alle proprie azioni, con una analisi di fondo dello stesso contesto a partire dai segnali che il mondo ci dà. Una risposta contestuale intreccia e connette i pensieri delle persone, per poi dare vita ad un meraviglioso incontro di anime.

E tu cosa ne pensi?